L’anca a scatto è una condizione morbosa che si manifesta durante il movimento dell’anca con scatti rumorosi, talvolta percepiti solo dal paziente, ma spesso udibili anche da una persona vicina.
Chi ne è colpito e quali sono le cause?
L’anca a scatto è un disturbo che può dipendere da cause molto disparate, e non è pertanto possibile riconoscere vere e proprie “categorie a rischio”. In genere, comunque, i pazienti sono giovani-adulti, più spesso di sesso femminile.
Esistono due grandi categorie di anca a scatto, a seconda che lo scatto sia intra-articolare (cioè provocato da un “corpo estraneo” interposto tra la testa del femore e l’acetabolo) o extra-articolare (cioè provocato dal conflitto tra l’anca in movimento e i tessuti molli circostanti)
L’anca a scatto extra-articolare, statisticamente più frequente, può essere a sua volta suddivisa in interna o esterna a seconda della posizione delle strutture che scattano rispetto all’articolazione dell’anca. Lo scatto è interno quando il tendine dell’ileopsoas scatta al di sopra di una salienza ossea del bacino detta eminenza ileo-pettinea o del suo stesso punto di inserzione femorale, il piccolo trocantere.
Lo scatto è invece esterno quando la fascia lata scatta al di sopra del grande trocantere. Poichè questi scatti extra-articolari sono prodotti da fenomeni di frizione tra tendini/fasce e osso, essi si associano spesso all’infiammazione delle borse sierose interposte (borsite).
Può essere dolorosa l’anca a scatto?
Il dolore, sebbene non costante, è abbastanza frequente.
Nelle rare forme intra-articolari il dolore ricalca quello delle comuni malattie articolari dell’anca (coxalgia), interessando l’inguine e il gluteo e talora irradiandosi in basso verso il ginocchio.
Nelle più comuni forme extra-articolari possiamo osservare invece i sintomi delle borsiti associate: la borsite trocanterica (scatto esterno) produce un dolore “al fianco” sulla sporgenza ossea del grande trocantere, la borsite dell’ileopsoas (scatto interno) produce al contrario un dolore inguinale puro, esacerbato dal movimento del “calcio di piatto” del pallone e dalla palpazione profonda in quella zona.
Quali esami sono utili?
La radiografia è l’esame di primo livello nell’anca a scatto, perchè permette di escludere l’esistenza di dismorfismi ossei e di cause intra-articolari grossolane (come una condromatosi o un corpo mobile calcifico).
Se l’esame obiettivo del malato ha condotto al sospetto di una forma extra-articolare, l’ecografia statica e dinamica (cioè durante l’esecuzione del movimento che profuce lo scatto) consente di identificare la struttura che scatta (fascia lata o ileopsoas).
Se l’esame obiettivo orienta invece verso una forma intra-articolare, esami altamente specifici quali la artro-RMN sono indicati per valutare la presenza di distacchi labrali, corpi mobili piccoli o non radio-opachi.
Uno scatto non doloroso va curato?
Uno scatto extra-articolare non doloroso e saltuario non richiede terapie particolari. Spesso il disturbo va scomparendo gradualmente così come è insorto. Quando invece si associ a disturbi dolorosi, va sempre trattato.
Ben altra considerazione merita lo scatto intra-articolare: il suo misconoscimento può portare a graduale deterioramento dell’articolazione, fino a danni irreversibili (coxartrosi secondaria). Ecco perchè un anca che scatta dovrebbe sempre essere sottoposta a visita specialistica, perlomeno se il disturbo non si risolve spontaneamente in poche settimane.
Come si cura l’anca a scatto?
L’anca a scatto extra-articolare richiede essenzialmente un trattamento kinesiterapico finalizzato ad allungare le strutture che scattano: una volta detese, anche lo scatto si risolverà. Gli esercizi di stretching della fascia lata sono dunque indicati nelle forme esterne, mentre quelli di stretching dell’ileopsoas sono indicati nelle forme interne. In caso di borsite associata, riposo, borsa del ghiaccio e farmaci antiinfiammatori permetteranno di alleviare i sintomi. A volte un’infiltrazione cortisonica intrabursale è necessaria per “spegnere” l’infiammazione locale e permettere una migliore riabilitazione. Solo eccezionalmente si ricorre alla chirurgia per sopprimere uno scatto refrattario ad ogni terapia incruenta: in questo caso la detensione del tendine o della fascia troppo contratta permette di eliminare il disturbo. La maggior parte di questi interventi può essere convenientemente eseguita in artroscopia.
Nelle rare forme intra-articolari l’indicazione è sempre chirurgica: l’artroscopia oggi permette di rimuovere la maggior parte dei corpi mobili in modo veramente mini-invasivo. Solo pochissimi casi richiedono ancora un intervento chirurgico tradizionale.
Il Dott. Alberto Giuffrida è un chirurgo ortopedico specializzato nella chirurgia mininvasiva dell'anca e del ginocchio. Se stai pensando di sottoporti a un intervento di protesi d'anca o di ginocchio contatta il Dott. Giuffrida per una visita specialistica.